Di Michele Bellelli

L’aumento esponenziale dei dipendenti nel periodo della produzione aeronautica mise la direzione di fronte ad un problema di natura estremamente pratica quale quello di garantire la miglior pausa pranzo possibile ai propri operai, impiegati e tecnici. Fino all’estate 1942 l’organizzazione del refettorio aziendale era esternalizzato, affidato quindi ad una società esterna e non direttamente gestito dalle Reggiane. Questa scelta si dimostrò rapidamente non più sostenibile, dal momento che erano ormai al lavoro oltre 11.000 dipendenti e la gestione esterna era in grado di fornire solamente 400 pasti al giorno. Venne quindi costruito un nuovo refettorio adiacente alla portineria operai, in grado di ospitare molte più persone e fornire migliaia di pasti al giorno.

[Foto 1 – interno mensa]

Contemporaneamente venne aperta, nel giugno 1942, un’azienda agricola  i cui prodotti sarebbero stati venduti ai dipendenti alla metà del prezzo ufficiale. Qui sarebbe stato possibile approvvigionarsi di pollame, ortaggi, conigli e latte messi in vendita in un apposito spaccio situato al n. 27 di viale Ramazzini.

[Foto 2 – azienda agricola]

[Foto 3 – spaccio aziendale]

La mensa vera e propria entrò in funzione il 16 novembre 1942 (lo stesso giorno in cui gli Alleati sbarcarono in forze in Marocco e Algeria per tagliare la strada alle forze dell’Asse in ritirata da El Alamein: operazione Torch). Era in grado di fornire fino a 6000 pasti al giorno, dei quali 2400 pacchi viveri, 300 razioni per gli operai di un’impresa edile al lavoro all’interno delle Reggiane e 3300 pasti completi. L’incremento dei pasti forniti rispetto alla precedente esperienza fu esponenziale, passando da 400 a 600 già nel novembre 1942 (7185 razioni in 12 giorni), a 1230 per dicembre (31.740 razioni in 25 giorni), raggiungendo il limite massimo di oltre 3000 pasti già nel febbraio 1943. A partire dal gennaio precedente ogni dipendente che mangiava in mensa aveva diritto giornalmente a 60 grammi di pasta o riso, 8 di grasso, 100 di patate, 20 di legumi e verdure varie a seconda della disponibilità. Spesa prevista, una volta a pieno regime, un milione di lire all’anno.

[Foto 4 – Cucina della nuova mensa]

La popolarità della mensa fu presto evidente: il 14 luglio 1943 una sorta di referendum indetto dalla direzione diede come risultato la richiesta di raddoppiare i pasti completi serviti giornalmente, portandoli da 3300 a 6000. Un aumento che sarebbe stato però problematico da realizzare, poiché già con 3300 pasti, più i pacchi viveri, stava diventando molto difficile reperire le derrate necessarie. Se accolta, la richiesta avrebbe comportato la necessità di acquistare 24 quintali di cibo al giorno, 7200 in un anno (300 giorni lavorativi).

L’occupazione tedesca successiva all’8 settembre 1943 interruppe inevitabilmente questo progetto, a proposito della quale si segnala l’asportazione di cibo dalla mensa in almeno un’occasione, alla fine del settembre 1944: 19 casse di uova, 9 quintali di patate, un quintale e mezzo di cipolla e 350 litri di vino.

[Foto 5 – Documento]

Nel primo anno di pace, 1945/46, la mensa Reggiane sostenne un costo di L. 11.334.011,35, incassando L. 1.857.626,35. Ogni pasto aveva un costo di L. 14,52, dei quali a carico dell’azienda L. 13,30. Ogni partecipante pagava L. 2 delle quali L. 0,80 in beneficenza per gli asili. Nell’estate del 1945 l’azienda Gallinari, situata in viale Ramazzini, strinse un accordo con le Reggiane per la distribuzione di 50 pasti al giorno per i propri dipendenti.

Ogni dipendente che voleva usufruire della mensa riceveva un tagliando con 20 buoni dietro il pagamento di 40 lire. All’inizio di ogni turno un tagliando andava consegnato ad un magazziniere incaricato alla raccolta che provvedeva a preparare le giuste quantità di cibo necessarie al cuoco per cucinare il numero esatto di razioni. Guardie giurate e apprendisti avevano diritto ad un pasto gratuito, mentre l’eventuale eccedenza veniva distribuita a richiesta, sempre al costo di L. 2. Le scolature delle marmitte erano distribuite gratuitamente ai poveri della città. Un pacco viveri costava L. 0,65. Nel 1947 si distribuivano mediamente 2500 pasti al giorno. La mensa Reggiane aveva 2 impiegati, un capocuoco e 32 addetti.

[Foto 6 – documento 1947]

Nel marzo 1949, all’inizio della lunga vertenza che si sarebbe conclusa con la liquidazione coatta, la mensa era ancora in grado di fornire decine di migliaia di pasti: 30.942 a L. 2 ai dipendenti, 1412 razioni gratuite alle guardie giurate e al personale di mensa e 1255 razioni agli allievi dei famosi corsi di riqualificazione, per un totale di 33.609 razioni e 2015 pacchi viveri.

[Foto 7 – documento numero pasti 1949]